MAGGIO ’43 – I COMMENTI

Venerdì 6 maggio l’Osservatorio ha assistito a Maggio ’43, spettacolo d’apertura della rassegna Giovani sguardi dedicata al pubblico di adolescenti.

Ecco i nostri commenti:

Alice, 18 anni
La storia è interamente raccontata da Davide Enia, che pronuncia il suo monologo per tutta la durata dello spettacolo. Ma non preoccupatevi, non c'è tempo per annoiarsi. "Maggio '43" è un continuo esplodere di emozioni, un sali-scendi di sentimenti che riesce a tenere alta la curiosità di tutti. Enia non è un semplice narratore, lui riesce ad infiltrarsi nelle personalità di tutti i personaggi di cui parla, per mostrarli al pubblico esattamente per come sono. È un attore che sembra potersi dividere in tante persone diverse, sapendosi traslare da una all'altra in un battito di ciglia. Nonostante lui sia rimasto seduto tutto il tempo, mi sembra che nulla sia mai stato fermo per un attimo: mentre recitava riusciva a far immaginare luoghi e situazioni ben precise, pur non descrivendo assolutamente nulla, ma interpretando solo dialoghi diretti. È stato magico anche l'accompagnamento musicale di Giulio Barocchieri, che con una sola chitarra e un carillon ha fornito ad Enia la perfetta base su cui impostare il discorso. È stato molto bravo a mantenere viva l'attenzione sul narratore, rivolgendogli sempre lo sguardo: uno sguardo partecipe alla narrazione, che non sembrava mai assente ed era parte integrante della storia. Il fatto che Enia parlasse sempre in siciliano rendeva talvolta difficile seguire il discorso. Forse avrebbe potuto masticare meno certe parole pur mantenendo la cadenza del dialetto siciliano, in modo che le frasi potessero essere comprese da tutti. Grazie a questo spettacolo ho scoperto un episodio che non conoscevo e ho provato tante emozioni in pochissimo tempo.

Alice, 16 anni
Lo spettacolo onestamente non mi è piaciuto molto; il problema principale non è stata la storia in sé o l'interpretazione, bensì il fatto che fosse tutto in dialetto. Per me è stato veramente difficile comprendere: non avendo infatti mai parlato o sentito parlare il siciliano, purtroppo ho capito veramente poco di quanto è stato detto durante tutto lo spettacolo, e mi è dispiaciuto molto, anche perché la performance dell'attore è stata, al contrario, qualcosa di straordinario, e mi hanno molto colpita il suo geniale uso del tono della voce e soprattutto della gestualità.
Chiara, 12 anni Lo spettacolo "Maggio 43" è riuscito a trasmettere un tumulto di emozioni legate alla tragicità della guerra. La quotidianità della guerra era scandita dal dialetto siciliano e dal modo con cui l'attore lo ha interpretato. Parole ai più sconosciute hanno dato senso a tutta l'opera. L'attore si è cimentato in una performance carica di ritmo e sentimento riuscendo a trasmettere persino un senso comico in situazioni drammatiche. La forza del monologo è stata accompagnata dalla chitarra del maestro che ha addolcito passaggi a volte crudi e strazianti, rendendoli quasi stridenti.

Edoardo, 11 anni
È uno spettacolo che mostra la storia di tanto tempo fa e mi ha fatto capire ciò che è successo prima di me. Non ho capito tanto perché parlava il dialetto siciliano ma nonostante ciò mi ha fatto piacere sentire qualcuno che lo sa parlare. La musica era a tempo con le parole ed era bella. Anche se la scenografia era semplice, è uno spettacolo che consiglio di andare a vedere. L’attore è riuscito a farmi entrare nella storia e a farmi vedere ciò che raccontava. La storia in alcuni punti era un po’ violenta ma era comunque interessante.

Flores, 14 anni
È la prima volta che assisto a uno spettacolo di questo genere. L’attore è rimasto seduto su una sedia per tutta la durata dello spettacolo raccontando la storia di una famiglia, accompagnato dalla melodia di una chitarra che cambiava a seconda degli avvenimenti narrati. Non mi ha mai affascinato particolarmente questo genere di spettacoli, perché pensavo che fossero troppo difficili e che non li avrei capiti, ma in questo caso per tutto il tempo avevo la bocca spalancata per lo stupore e non riuscivo a distogliere l’attenzione dal racconto. Riuscivo a immaginare i personaggi, l’ambiente e le situazioni grazie ai gesti e alle emozioni che trasmetteva il protagonista, Davide Enia. Spero di rivedere lo spettacolo o almeno rivedere lui recitare perché è stata una grandissima fonte di ispirazione anche per il mio futuro.

Gloria, 15 anni
Ho trovato questo spettacolo davvero coinvolgente nonostante la difficile comprensione dovuta al dialetto, e penso che l'attore sia straordinario; permetteva di immaginare e vedere ciò che in realtà era presente solo nelle sue parole: i luoghi, i personaggi, gli avvenimenti… anche i più piccoli dettagli. Sono rimasta colpita molto positivamente dal fatto che l’autore sia riuscito a trattare in modo divertente un tema così serio senza però sminuirlo, ed è proprio questo che ha reso lo spettacolo speciale ed estremamente emozionante. Ho molto apprezzato l'accompagnamento musicale, che sosteneva perfettamente il ritmo narrativo, rendendo l'atmosfera ancora più magica. Forse però sarebbe stato più opportuno un linguaggio un po' più semplice, comprensibile a tutti, e magari un leggero rallentamento in alcuni passaggi.

Martina, 15 anni
Le cose che in questo spettacolo mi hanno colpita di più sono state le parole accompagnate dalla mimica dell'attore: pur non essendoci scenografia riuscivo a vedere i paesaggi e le vicende raccontate. Mi ha emozionata e mi ha commosso molto anche la storia narrata poiché si trattava di fatti veri molto vicini a noi.

Matilde, 8 anni
Lo spettacolo mi è piaciuto molto, anche se il tema della guerra non è facile da affrontare. Ho avuto qualche difficoltà a comprendere alcuni punti perché l’attore recitava in dialetto stretto. Questo però non mi ha impedito di concentrarmi e di seguire tutta la narrazione. Per me è stato importante come spunto di riflessione su una situazione difficile come la guerra ma lo spettacolo in alcuni punti mi ha regalato anche momenti di speranza.